Un impegno per la diffusione dell’Arte
Lo stato di salute dell’Arte nel nostro Paese è oggi alquanto “precario”, come molte altre cose… L’Arte rischia di morire per bulimia o auto-soffocamento, indifferenza o eccessive attenzioni. L’unico modo per restituirle una nuova vitalità è - a mio parere - quello di incoraggiare gli artisti a produrre ed esporre le loro opere oltre i ristretti margini offerti dal mercato.
Fondamentale risulterebbe in realtà un”riequilibrio” dei rapporti di forza tra i vari soggetti coinvolti.
E una ricerca di ambiti espositivi nuovi, in alternativa a quelle tradizionali, con una scelta di “luoghi” o “siti”, che aiuti davvero la creatività degli artisti, permettendo una “fruizione” più libera e immediata dell’Arte da parte del pubblico…
Quest’ultimo infatti non è solo il “soggetto” pagante alle grandi mostre-evento, organizzate da Enti pubblici o privati… Ma dovrebbe anche essere il “protagonista” - dove meno se lo aspetta, al ristorante o in una gelateria - di un risveglio della fantasia e dell’immaginazione: il soggetto “attivo” di una fruizione “non passiva” dell’Arte.
Da tali considerazioni prende avvio il mio impegno per un tentativo di allargamento della diffusione dell’arte, seguendo ove possibile alcune strade “alternative”: locali pubblici e musei, siti archeologici e industriali (funzionanti o dismessi), istituti bancari e arene sportive, ipermercati e negozi, strutture alberghiere e gelaterie… E poi i media tradizionali, e anche il web.
Sarà questo - a mio parere - il “palcoscenico” del futuro per l’Arte nel nostro Paese.
Il fine ultimo è quello di arrivare, con investimenti minimi, a una situazione ideale di “Arte diffusa”, che consenta dunque un miglioramento decisivo dell’attuale stato di salute dell'Arte, con la possibilità da parte del pubblico di apprezzarla e magari anche di acquistarla a prezzi ragionevoli, determinando così una fruizione più ampia del “prodotto artistico”, l’unico a conservare nella società odierna una valenza artigianale-creativa, non omologata né omologabile, data la sua “non riproducibilità tecnica” seriale.